Psicologo a Carpi | Psicologo a Reggio Emilia

La troppa paura dei pericoli, fa che spesso vi cadiamo.

Jean de La Fontaine

Ci sono persone soffrono di claustrofobia, ossia la paura di sentirsi male negli spazi chiusi.

La loro vita procede in funzione dell’evitare qualunque posto chiuso: ascensori (un classico), banche (perché devono passare attraverso il girello chiuso), magari cinema o latri luoghi chiusi. Hanno bisogno di aria e di stare all'aperto.

La classica domanda che si fanno queste persone è la seguente: "... e se mi sento male ( alias, mi viene il panico) mentre sono in ascensore?? .... O mentre sono al cinema?? O se si blocca l’ascensore o il girello chiuso della banca...??"

Altre persone hanno l’agorafobia, ossia la paura di spostarsi da situazioni ritenute sicure (come ad esempio la propria abitazione). Per queste persone, qualunque spostamento diventa impossibile: nelle forme più leggere la persona non si sposta più con la macchina oltre un certo raggio di chilometri (di solito una quindicina e magari evitano le autostrade) e naturalmente l’aereo e il treno vengono banditi per sempre; nei casi più estremi la persona non usa più la macchina e non fa più niente da solo, addirittura non rimane da solo neanche in casa per qualche minuto. Deve sempre esserci qualcuno pronto a proteggerlo e a soccorrerlo.

Qui la domanda che si pongono queste persone è la seguente: "... e se mi sento male mentre sono da solo e magari lontano da casa?? E se mi viene il panico??...".

Per queste persone in particolare, la paura costituisce la parte centrale della loro vita. Tutto ruota intorno ad essa.

Ogni scelta non è una scelta libera, in quanto è condizionata dal panico.

Mi vengono in mente le belle parole di Edmund Burke: “Nessuna passione priva la mente così completamente delle sue capacità di agire e ragionare quanto la paura”.

Un’altra forma di panico abbastanza frequente è l’ acrofobia, ossia la paura eccessiva delle altezze. Così vengono nel mio studio persone che, per paura di sentirsi male, non attraversano più un ponte, oppure non vanno più nei piani alti, o non si affacciano più nemmeno da una finestra.

Cosa hanno in comune tutte queste fobie?

Certamente l'evitamento, ossia l'evitare le situazioni che si temono.

E più si evitano e più si rinforzano le fobie.

Come dice saggiamente Fernando Pessoa "porto addosso le ferite della battaglie che ho evitato".

 

Bibliografia

 

Gherardelli, F. Sulle ali del panico (2009). Aurelia, Treviso.

 

Lyddon, W.J., Jones, J.V. (2002) L’approccio evidence-based in psicoterapia. McGraw-Hill, Milano.

 

Marks, I.M. (1998) Fears, Phobias and Rituals: Panic, Anxiety and Their Treatment, Oxford University Press.

 

Martin G., Pear J. (2000) Strategie e tecniche per il cambiamento.La via comportamentale. McGraw-Hill, Milano.